La Luce è donna: Intervista ad Alessandra Dal Pez

In occasione dell’8 marzo abbiamo deciso di rendere omaggio a tutte le donne coraggiose, forti e indipendenti che sono riuscite a mettere i sogni al centro della loro vita. Alessandra Dal Pez è una progettista di luce, oltre che una donna fantastica.

Vuoi scoprire la sua storia? Leggi la nostra intervista:

Ciao Alessandra, è un piacere essere qui con te proprio oggi che è la festa della donna. Quest’anno abbiamo deciso, per rimanere in tema, di illuminare un aspetto diverso ossia di rendere omaggio alle donne forti, indipendenti e coraggiose che fanno dei loro sogni e delle loro passioni il cuore della propria vita. Quale migliore esempio di te? 

Iniziamo con qualche domanda per rompere un po’ il ghiaccio e conoscerci meglio.

Come nasce “Progetto illuminotecnico”? Cosa ti ha portata fin qui?

Il Progetto Illuminotecnico nasce dalla mia esigenza, intorno alla fine degli anni 90, di spostare l’attenzione dalla vendita di una lampada – chiamiamola anche “scelta di un oggetto luminoso” – per posizionarla in  un locale domestico, in un ufficio o nella reception di un albergo, ad un concetto più ampio cioè quello di scegliere la LUCE. Questa scelta della LUCE è necessariamente legata ad un Progetto: il “Progetto Illuminotecnico”, appunto. 

Il forte richiamo alle mie prime esperienze lavorative presso studi di Architettura durante i primi anni 90 (1991/1997) ha dato una spinta e uno slancio a questo pensiero, tant’è che ho concentrato tutta la mia vita lavorativa sulla Luce. Se ci pensiamo bene la Luce, non importa se provenga dal Sole oppure da una sorgente artificiale, ci cambia l’umore, ci fa innamorare, crea magia , benessere, emozione. Tutto questo mi affascina…

E tu Alessandra, che tipo di luce sei?

Alessandra è una luce energizzante, è “volume luminoso”. E’ come il sole a mezzogiorno, ma è anche ombre, perché anche le ombre illuminano…

La luce è tecnica e emozione. Qual è il tuo obiettivo come progettista di luce?

“Quando mi approccio ad un nuovo progetto il mio primo obiettivo è quello di comprendere, attraverso la sensibilità artistica, le richieste della committenza. In seconda battuta mi preoccupo di creare la giusta armonia tra emozione, magia ed esigenze pratiche attraverso lo studio accurato e le nuove tecnologie, cosi da ottenere il “su misura”. Penso che ognuno di noi abbia percezioni diverse di bellezza e benessere… Io cerco di ascoltare e percepire quali siano le aspettative del cliente per poi trasformarle in realtà.

Bene, direi che ci siamo scaldate abbastanza… ora proviamo ad andare un po’ più in profondità.

C’è una frase a cui tieni molto di Le Corbusier, ossia: “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce”. E’ dunque la luce il centro a cui tutto il resto risponde?

“La luce conferisce la quarta dimensione agli oggetti. Attraverso di essa si riesce ad accrescere la loro percezione emotiva. Come ho già detto, la luce è ovunque ed è sempre presente: in pieno giorno è il Sole ad accarezzare qualsiasi cosa, mentre di sera o nelle giornate di pioggia, tocca alla luce artificiale prendere il suo posto per soddisfare la nostre esigenze pratiche e darci un senso di protezione (se parliamo di spazi all’aperto ) o di magia ed emozione se pensiamo all’interno delle nostre abitazioni.”

La luce può cambiare la nostra “percezione emozionale”, il modo in cui viviamo luoghi ed esperienze. Sei d’accordo? Puoi farci qualche esempio?

“Si, sono d’accordo. Lo dico sempre: la luce aumenta il tasso di sensorialità e di interattività dell’ambiente: coinvolge, stimola, attraverso forme, colori, movimento. Faccio un esempio: immaginate un’abitazione privata con ampie vetrate di sera: il giardino ben illuminato, dilata gli spazi verso l’esterno, mostrando scorci e visuali non immaginabili alla luce del giorno. Il giardino diventa un altro locale a cielo aperto. Nella vegetazione la luce si insinua e crea meravigliosi effetti di luci e ombre che parlano. La luce diventa complice sottolineando forme e colori di ogni essenza arborea.”

Apparentemente la luce può sembrare qualcosa di fermo, statico. Possiamo invece pensare ad essa come a qualcosa di malleabile, in grado di rispondere alle nostre esigenze e di darci quello di cui abbiamo bisogno nel momento esatto in cui lo necessitiamo?

La luce non è statica anzi, si muove ed è plasmabile. Con l’utilizzo delle moderne tecnologie domotiche, la luce dialoga e crea vere e proprie esperienze percettive. Il tema della plasmabilità, del suo controllo, conferisce un valore aggiunto e intrinseco ad ogni progetto. Con l’aiuto della tecnologia la luce diventa assolutamente in grado di darci quello di cui abbiamo bisogno nel momento esatto in cui lo necessitiamo. Faccio un esempio: realizzammo per un cliente molto esigente una cantina vini. Ogni bottiglia era posizionata sullo scaffale in corrispondenza di un puntale luminoso. Dall’esterno della cantina, attraverso un tablet o un cellulare, il cliente poteva scegliere la sua bottiglia preferita o quella che voleva bere in quel momento e automaticamente una luce illuminava la posizione della bottiglia scelta.”

Abbiamo parlato di luce come amplificatore di benessere emozionale e come mezzo per rispondere ad esigenze pratiche: un contrasto Luce-Ombre in grado di dar vita ad una nuova dimensione sia concreta che metaforica. Hai voglia di approfondire con noi il tema?

“Il contrasto Luce-ombre è un contrasto naturale. Nel “Progetto Illuminotecnico” questo contrasto, giocato e progettato, può avere un duplice scopo. Il primo è quello di enfatizzare le emozioni: il ruolo dell’ombra qui assume qui la stessa importanza di quello della luce. Il secondo è quello di sottostare ad una necessità pratica: pensiamo al dentista che ha bisogno di annullare il più possibile le ombre per vedere meglio ogni dettaglio della bocca dei suoi pazienti. 

Metaforicamente quando si parla di luce si parla di vita: pensiamo ai modi di dire “venire alla luce”, “vedere la luce del sole”… Le ombre, l’oscurità spesso sono invece metafora della non conoscenza, dell’ignoranza. Platone fu il primo ad utilizzare questa potente immagine evocativa. Il mio pensiero poetico invece è questo: non ci può essere luce slegata dalle ombre. L’ombra è una conseguenza alla luce e genera anch’essa emozioni.”

Grazie Alessandra, ci hai accompagnati in un viaggio bellissimo alla scoperta di qualcosa che spesso e volentieri diamo erroneamente per scontato, ma che in realtà gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita sia personale che professionale.

A proposito di questo: il periodo in cui siamo impone a moltissimi di noi il lavoro da casa. Sappiamo che l’ambiente domestico andrebbe adattato per supportare il lavoratore anche dal punto di vista del benessere fisico. Hai qualche consiglio da dare a chi ci segue su come ottenere l’illuminazione ideale durante lo Smart-Working?

“Purtroppo ormai da un anno la vita di ognuno di noi è cambiata: sono cambiate le abitudini, sono cambiati gli approcci con le persone, l’interazione con il mondo e anche il modo di lavorare. Sin da subito infatti il Covid-19 ha costretto molte persone a gestire il lavoro dalla propria abitazione. Finora abbiamo parlato di luce domestica come poesia e magia, il cu scopo è quello di donare benessere e rilassamento a chi rientra a casa dopo una giornata di lavoro. La luce nell’ambiente di lavoro, al contrario, deve garantire e soddisfare delle esigenze specifiche: quantità e qualità della luce sono fondamentali per il benessere del lavoratore. Purtroppo tutti noi ci siamo ritrovati ad utilizzare ambienti domestici (dunque pensati e progettati come tali) come postazioni di lavoro…non senza conseguenze. Il mio consiglio è quello di cercare il luogo migliore per sfruttare il più possibile la luce naturale della giornata. Insomma, cercate di sfruttare la stanza meglio illuminata – anche artificialmente – e possibilmente aggiungete una luce da tavolo diretta e dimmerabile che dia un ulteriore contributo. Ricordiamoci che un’illuminazione insufficiente (o eccessiva) può causare cefalea, affaticamento e lacrimazione o stanchezza degli occhi e certamente non aiuta al benessere del lavoratore”


PER SAPERNE DI PIU:

Guarda il video integrale dell’intervista ad Alessandra qui

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